Cos'è il keyword stuffing e perché evitarlo
Quando si realizza una strategia SEO tutto ciò che ruota intorno alle keyword appare di importanza cruciale. È dalla loro individuazione e declinazione che passa infatti buona parte della visibilità di un canale web.
Non è sufficiente conoscere le parole chiave, occorre infatti adoperarle in maniera corretta. Il primo impulso è quello di inserirle pedissequamente, con il rischio, tuttavia, di andare incontro al cosiddetto keyword stuffing, generando una ripetizione eccessiva e vanificando l’analisi SEO.
Cos’è il keyword stuffing?
Quando si parla di keyword stuffing si fa riferimento all’inserimento innaturale, esagerato e persino superfluo delle parole chiave all’interno di un contenuto pubblicato sul web. L’intento originario dovrebbe essere quello di migliorare il posizionamento sui motori di ricerca; il risultato è l’opposto.
Se tale pratica poteva rivelarsi valida durante i primi sviluppi dei nuovi software (indicativamente fino a dieci anni fa) la stessa cosa non è possibile affermare adesso, alla luce del fatto che i crawler dei motori di ricerca sono diventati ancora più sofisticati.
Ciò vuol dire che Google per primo riconosce l’eccesso di keyword e anziché premiarlo lo penalizza, classificando il keyword stuffing come una pratica di Black-hat SEO: questo perché lo interpreta come un tentativo non tanto persuasivo quanto manipolatorio di indirizzarne le dinamiche, violando i termini del servizio.
Il keyword stuffing è una pratica nota ai SEO Specialist, ai digital copywriter e più in generale ai professionisti della comunicazione, i quali stanno attenti a non avvalersene. Lo è meno per quanti si cimentano nell’uso delle parole chiave e delle dinamiche della Search Engine Optimization in via amatoriale.
Quest’ultimo è un grosso errore per le realtà di business, dal momento che si tratta di strumenti all’apparenza semplici ma da maneggiare con cura: “fare danni” - e il keyword stuffing è una delle pratiche più frequenti - è davvero un attimo. Rivolgersi a degli esperti è imprescindibile, vediamo perché.
Perché non fare keyword stuffing
Il keyword stuffing si rivela inutile e ormai superato. Non solo. Come non ci stancheremo mai di ripetere in questo articolo, è pericoloso in quanto anziché migliorare la visibilità dei canali della comunicazione aziendale influisce negativamente sul posizionamento nelle pagine di Google e di qualsiasi altro motore di ricerca.
I motivi per cui non utilizzarlo nel modo più assoluto sono davvero tanti. Vediamoli nel dettaglio.
La reazione (non positiva) di Google e degli utenti
Quando si fa del keyword stuffing è facile che in una prima fase si vada incontro a un miglioramento della posizione sui canali del motore di ricerca. Salvo poi, tuttavia, regredire non appena Google se ne accorge, e ciò accade immancabilmente nel giro di pochissimo tempo: si ha come la sensazione di “passare dalle stelle alle stalle”, per usare una metafora.
Le pagine che presentano l’uso eccessivo di parole chiave appaiono ridondanti, con una scarsa fluidità, decisamente sconnesse, appesantendo il testo. I contenuti non sono realmente informativi e l’utente fa fatica a trovare quello che davvero sta cercando.
Il motore di ricerca lo capisce, e penalizza tali parti di testo, complice una frequenza di rimbalzo più elevata di quanto non risulti preferibile: un fattore che indica la compartecipazione di problematiche nel sito.
Verso una minore autorevolezza
Nel momento in cui si fa un utilizzo eccessivo e mal bilanciato delle parole chiave è facile che il canale della digital communication dove ciò si verifica venga percepito come spam oppure dannoso.
Il risultato è una perdita di autorevolezza e credibilità, in quanto difficilmente il link verrà condiviso dagli utenti, con un giovamento per i competitor. Si ottiene, quindi, una presenza organica decisamente più bassa.
Prevenire il Keyword stuffing: come utilizzare le parole chiave correttamente
Il keyword stuffing è una prassi che, almeno all’apparenza, semplifica le cose a chi se ne avvale.
In realtà, è vero il contrario, dal momento che quando in cui si utilizzano correttamente gli strumenti della SEO si va incontro a un’interpretazione efficace del contenuto da parte dei motori di ricerca, con tutti i benefici che ne derivano.
Per creare dei testi autorevoli e condivisi dagli utenti, in grado di favorire un flusso di comunicazione positivo tra le parti attraverso la mediazione dei motori di ricerca, è buona prassi prestare attenzione ad alcuni aspetti base, ovvero:
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Creazione di uno snippet efficace, con meta title e meta description di qualità.
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Attenzione all’indicizzazione non solo dell’elemento scritto ma anche di quello visual e quindi delle immagini.
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Prima di procedere, è importante definire nel dettaglio target e obiettivi.
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Evitare l’uso delle “keyword secche”; meglio optare per long tail keywords, a coda lunga e limitando le stop words.
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Inserire dei sinonimi: un fattore apprezzato tanto da Big G. che da chi legge. Ciò rende il testo meno scontato e ripetitivo, a fronte di un tasso maggiore di engagement. E riduce alla radice il keyword stuffing.
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Contare le parole chiave effettivamente ripetute, avendo cura di inserirle nei punti giusti, in particolare all’interno di titolo, primo paragrafo e alla fine.
Come capire se è stato fatto keyword stuffing
Ora che abbiamo visto come e perché non fare keyword stuffing analizziamo, invece, l’altra faccia del fenomeno, concentrandoci sui segnali che portano a comprendere quando è stato fatto. Ciò vi darà un’idea chiara e precisa di cosa vuol dire attuare questo tipo di pratica:
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La parola chiave risulta ripetuta più volte all’interno del titolo (non una volta soltanto come di prassi).
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Uso eccessivo anche nella URL.
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Viene adoperata in tutti gli H2 e H3.
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C’è quindi una densità davvero elevata della parola chiave.
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Tono ridondante e forzato, scarsa fluidità, innaturalezza. Il lettore fa fatica a concentrarsi su quanto gli viene proposto e non è invogliato a proseguire.
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I concetti (e la keyword) sono ripetuti più volte (troppe) nel testo.
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Assenza o utilizzo limitato per quanto riguarda i sinonimi.
Infine, sicuramente il sito non risulterà ai primi posti nelle SERP degli utenti e il motore di ricerca potrà persino preventivare di condividere delle notifiche specifiche per i webmaster, confermando che sono state violate le sue linee guida.
Conclusioni
Evitare il keyword stuffing, prevenendolo alla radice, appare imprescindibile. Oltre agli aspetti che abbiamo indicato in precedenza ce n’è un altro che vi invitiamo a considerare: la keyword density, monitorabile attraverso dei tool; non dovrebbe mai superare il 5%.
Ciò rende un testo SEO friendly e in quanto tale ne favorisce la percezione agli occhi di Google, il quale sarà propenso a implementarne l’indicizzazione valutandolo nel modo corretto.