Come creare una mentalità vincente in azienda: a lezione da Julio Velasco
Lo sport incarna alla perfezione gli aspetti più autentici dell’esistenza umana, offrendo una rappresentazione realistica e concreta delle fragilità, del coraggio, della capacità di superare i propri limiti e di crescere, delle dinamiche relazionali insomma.
Ecco perché è possibile imparare dallo sport, applicando i suoi insegnamenti all’interno delle aziende, così da creare una mentalità vincente: non a caso sono diversi gli allenatori e i sportivi di successo che mettono a servizio delle imprese la propria esperienza.
Ne è un esempio uno degli uomini più vincenti di sempre: Julio Velasco, tecnico argentino originario di La Plata. Colui che saputo forgiare prima quella che è stata definita come la “squadra del secolo” o la “generazione di fenomeni” nella pallavolo maschile, per poi conquistare un traguardo fino a pochi mesi fa impensabile con le donne, con cui ha vinto l’oro alle Olimpiadi di Parigi.
Nell’approfondimento di oggi vi portiamo a lezione da Julio Velasco, che fin da giovanissimo è stato capace prima di tutto di lavorare su di sé e di pari passo sviluppare un pensiero che ha ispirato persone comuni, imprenditori e sportivi.
Abbiamo preso spunto in particolare da due eventi a cui ha partecipato di recente: il Leadership Day organizzato da Performance Strategies in data 19 settembre 2024 e il Festival dello Sport di Trento, dove il 12 ottobre 2024 è stato intervistato da Aldo Cazzullo.
Cosa si intende per mentalità vincente
Prima di entrare nel vivo del Velasco-pensiero, soffermiamoci brevemente su cosa si intende per mentalità vincente.
La mentalità vincente, sostanzialmente, non è altro che un atteggiamento mentale, un modo di sentire, di giudicare e di affrontare un’esperienza che porta a conseguire con successo un certo compito: in genere una vittoria, ma non è detto.
Questo perché, come poi vedremo proprio partendo dalle dichiarazioni di Velasco, avere l’ossessione della vittoria non è mentalità vincente: lo ha ribadito più volte a proposito del secondo posto alle Olimpiadi di Atlanta ‘96, che il tecnico argentino ha sempre rivendicato come un risultato storico. Ha dichiarato al Festival dello Sport: “Mi ha dato molto fastidio che sia l’unica medaglia d’argento che non si sia festeggiata”.
Non si nasce quindi con una mentalità vincente: è qualcosa che va coltivato, allenato, formato. Velasco è, del resto, prima di tutto un insegnante. La mentalità vincente, dunque, si può costruire e alimentare nel tempo, cosa che andrebbe fatta presso le aziende.
La mentalità vincente secondo Velasco: gli insegnamenti utili per le aziende
Julio Velasco è considerato a oggi uno dei massimi teorici della mentalità vincente e del concetto di leadership, a fronte dello sviluppo di tecniche e metodologie particolarmente efficaci anche per le aziende.
A parlare sono i risultati che ha saputo centrare nel corso di tanti anni di esperienza, alimentando prima di tutto i suoi stessi “occhi della tigre”, come ha dichiarato recentemente confermando le indiscrezioni che lo vogliono alla guida della nazionale di pallavolo femmiline fino ai Giochi di Los Angeles.
Vediamo insieme gli spunti più interessanti, ma ce ne sarebbero diversi altri ancora, che risultano alla base del suo pensiero.
Come si crea la mentalità vincente
Secondo Velasco “la mentalità vincente si crea vincendo”, partendo dal fatto che “la prima vittoria è con se stessi. La seconda è quella contro difficoltà. La terza è quella contro gli avversari” (che per le aziende sono i competitor, principalmente).
Queste dichiarazioni sono state fatte durante il Leadership Day - ma il tecnico le ha ribadite più volte durante la sua carriera - di fronte a un pubblico di oltre 1200 persone composto da manager, CEO, manager e imprenditori.
L’importanza di delegare e rendere autonomi
In occasione del Leadership Day Velasco ha sottolineato la differenza che sussiste tra manager e allenatori: i primi si trovano sia ad allenare che a giocare (ovvero a gestire le risorse e a lavorare attivamente sui propri compiti), i secondi soltanto ad allenare (a gestire le risorse).
Ciò introduce un altro tema. Spesso la tentazione è di fare le cose da sé piuttosto che delegarle: qualcosa che non porta dal momento che il primo compito di un leader è mettere gli altri nelle condizioni di fare, e quindi proprio delegare.
Velasco sostiene che “per allenare occorre uccidere il giocatore che è in noi”. Bisogna fare uno sforzo e maturare una sorta di doppia abilità, avendo chiaro il risultato che si vuole ottenere in prima persona e perseguendolo, supportando gli altri per raggiungere lo stesso fine.
Delegare porta a rendere autonome le risorse. Uno dei segreti della vittoria di Parigi è stato del resto proprio questo, come conferma questa dichiarazione del coach argentino: “I ragazzi devono giocare liberi, non preoccuparsi della reazione dell’allenatore. alle ragazze ho detto che voglio giocatrici autonome, che sanno quello che devono fare.” Un pensiero applicabile all’interno delle aziende, alla base di una mentalità vincente.
Definire con chiarezza gli obiettivi
In comune con il marketing il pensiero di Velasco e in generale lo sport ha un aspetto tutt’altro che irrilevante: quello di esplicitare con chiarezza degli obiettivi che risultino raggiungibili, condividendoli all’interno del gruppo, del team.
Spesso la sensazione di insuccesso deriva proprio dal tipo di traguardo che si è centrato, generando fraintendimenti. Alle Olimpiadi di Parigi 2024 ciò è accaduto in un caso in particolare, che ha destato più di una polemica: quello del quarto posto di Benedetta Pilato nei 100 metri rana, con l’atleta pugliese che ha spiegato da subito le ragioni dietro alla sua soddisfazione.
Questa vicenda insegna che arrivare primi per le aziende non deve risultare necessariamente l’obiettivo; può essere buono anche un quarto posto, dipende dalle condizioni di partenza e dai fattori contestuali.
Velasco ha espresso l’importanza di scegliere un obiettivo che risulti il più specifico e realistico possibile, prescindendo dalle ambizioni che interessano il gruppo nella sua totalità. In questo modo si stimolano i propri collaboratori a dare il meglio, a trovare persino delle risorse inaspettate, individuali e di squadra.
Diversamente, il rischio è di creare dei freni o di andare in una situazione di risparmio “energetico” che porta inevitabilmente all'insuccesso.
Il carisma secondo Velasco
Una delle domande più complesse che Aldo Cazzullo ha posto a Velasco durante il Festival dello Sport è la seguente: cos’è il carisma? Il tecnico argentino ha risposto offrendo degli spunti a quanti hanno figure di leadership all’interno delle aziende e non solo:
“Non è qualcosa di assoluto. C’è una componente di personalità, ma anche molta autorevolezza, legata alla conoscenza dell’argomento. Chi conosce bene ciò di cui parla non si limita a parlare in generale, ma offre esempi concreti e specifici. Se una persona carismatica discute di argomenti che non conosce o su cui sa poco, perde il suo carisma. È fondamentale avere conoscenza e consapevolezza specifica, non generica. Se qualcuno parla in termini vaghi, significa che non sa di cosa sta parlando. Inoltre, se una persona carismatica usa il proprio carisma per schiacciare gli altri, lo perde.”
Ritorniamo quindi al discorso della specificità degli obiettivi e delle competenze, ma anche a un modo di porsi che risulti autorevole: un concetto particolarmente attuale nel marketing contemporaneo.
Il “qui e ora”, la gestione dell’errore e degli alibi
Il “qui e ora” è stato il vero focus del pensiero di Velasco, alle Olimpiadi e non solo: un messaggio che ha saputo trasmettere con particolare efficacia alle sue atlete e al suo staff, un invito a concentrarsi sullo specifico momento, sullo specifico compito, sul singolo pallone e sulla singola partita.
Qualcosa che va di pari passo con la gestione dell’errore, rispetto al quale, a suo dire, le donne fanno particolarmente fatica, sottolineando che è un problema perché senza errore non c’è apprendimento, non c’è processo di crescita.
Velasco ha sempre espresso l'importanza di non colpevolizzare chi sbaglia, questo proprio per andare a fondo nel processo di apprendimento, analizzando i motivi che hanno portato a un certo problema, così da “scovare” le soluzioni. Ciò permette inoltre di non trovare alibi quando le cose non vanno, e di migliorarle.
Nota finale
La mentalità vincente di Julio Velasco è da anni di ispirazione per imprenditori e aziende, rappresentando un esempio di come dallo sport, e in particolare dalle discipline di squadra, ci sia molto da imparare.
Si tratta di insegnamenti semplici, da applicare nella quotidianità, efficaci anche quando si delineano le strategie di marketing di un’azienda, da valutare sempre caso per caso a seconda dello specifico momento che sta vivendo la realtà di business.